Con il cambio di alcuni protocolli cripto, molte GPU potentissime sono diventate inutili, il caso più clamoroso è quello della criptovaluta Ethereum passata dal proof of work, che necessitava il mining al proof of stake, che accantona questa procedura.
La conseguenza è che i tanti miner nel mondo si sono trovati con schede video potentissime ma non più utili per il loro scopo. Stanno quindi cercando di rimetterle sul mercato, vendendole ai videogiocatori.
Per quanto potenti, va tenuta conto dell’enorme usura dovuta al mining che le tiene in funzione senza pausa anche per mesi.
Ridipingerle pare diventata una tecnica per farle sembrare meno usurate di quello che sono. Attenzione quindi all’acquisto di schede video usate. Una scheda utilizzata in modo massiccio dovrebbe essere venduta per quello che è.
Ma a cosa servivano le schede video per i criptominers?
Le schede video vengono utilizzate nel mining di criptovalute per eseguire calcoli complessi necessari per risolvere i problemi matematici alla base dei processi di mining. Questi calcoli richiedono una notevole quantità di potenza di elaborazione, che le schede video sono in grado di fornire.
Quelle più utili sono le schede video dotate di chip grafici ad alte prestazioni, particolarmente efficaci per il mining di criptovalute basate sull’algoritmo Proof-of-Work, come Bitcoin e Ethereum.
Quanto si rovina una scheda video utilizzata per il mining?
L’usura di una scheda video utilizzata per il mining dipende dalla frequenza di utilizzo, dalla temperatura di funzionamento, dall’efficienza termica del sistema di raffreddamento e dalla qualità dei componenti.
Il mining di criptovalute richiede un utilizzo continuo della scheda video, il che può causare un aumento della temperatura e dell’usura dei componenti.
La maggior parte delle schede video sono progettate per funzionare in ambienti con temperature di funzionamento moderatamente elevate, ma un utilizzo prolungato a temperature estremamente alte può causare danni ai componenti e ridurre la loro durata.