morte della televisione

Il 2017 è l’anno di consacrazione delle tv in streaming

C’è poco da fare, i giorni per la vecchia tv sono davvero contati, e chi le gestisce, e in particolare i suoi vetusti e anacronistici protagonisti dovrebbero tenerne conto.

Il 2017 ha infatti definitivamente consacrato le tv in streaming come fonte di intrattenimento in crescita totale che già coinvolge ben 3 millioni di utenti, grazie anche a una proposta più intelligente e all’addio a tutte quelle figure e quei programmi di serie B di cui tutti si sono lamentati per anni.

C’è poco da fare anche per trasmissioni come San Remo, relitti che restano in piedi solo per una concezione passata del media televisivo. Il futuro della tv è infatti online, e oltre al palinsesto proposto la tendenza è sempre più quella di una programmazione creata ad hoc dall’utente, attraverso una vasta scelta di contenuti sempre più interessanti e particolari, che bisogna ammetterlo tendono ad elevare il livello culturale del paese rispetto alle proposte spesso ai limiti del grottesco dei vecchi canali morenti.

La televisione vecchia scuola è ancora in piedi ma vede un’emorragia di utenti costante di fronte a un futuro dove si calcola la sparizione delle strutture che ormai ci accompagnano da più di cinquanta anni.

Secondo gli studi statistici, la tv classica è rimasta una prerogativa della fascia più anziana della popolazione, tra Sky e servizi on demand anche le vecchie generazioni iniziano però a preferire uno strumento più liquido rispetto al sistema rigido della “tv ufficiale”.

Le esperienze on demand prediligono cinema e serie tv, e potrebbero lentamente togliere spazio e respiro agli show ai quali siamo stati abituati per anni, spesso per la semplice assenza di una alternativa. L’avanzata delle tv on demand sembra quindi inarrestabile, mentre le tv, in particolare la Rai non cambiano praticamente di una virgola il loro format, continuando a proporre programmazioni vetuste che spianano la strada alla fuga digitale.

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