Gli scandali degli ultimi mesi, che continuano a presentarsi praticamente ogni settimana hanno dimostrato come non esista una vera e propria sicurezza nel momento in cui diamo i nostri dati sensibili alle grandi compagnie del web.
Molto più sicuri sono gli utenti privati, piccole aziende con politiche semplici e tenute a rispettare gli accordi presi e firmati. Paradossalmente i colossi del web, tendono invece a ignorare i termini di servizio e finiscono per sfruttare i nostri dati come meglio credere.
Le questioni da valutare sono due, la prima è che in modo effettivo a noi non cambia moltissimo, dal momento in cui accettiamo che una grossa compagnia utilizzi i nostri dati, se questi vengono utilizzati da terzi o sfruttati per campagne pubblicitarie non esplicitamente autorizzate, la differenza nelle nostre vite è assolutamente nulla.
Se teniamo però alla privacy e pretendiamo il rispetto degli accordi presi accettando i termini dei vari servizi che utilizziamo, allora le cose si fanno differenti.
Il primo consiglio che possiamo dare è quello di dire addio a Chrome, passando immediatamente a Firefox, browser estremamente potente ma più attento agli utenti e alla privacy e, soprattutto, capace di bloccare i tracker che tracciano profili di navigazione da sito a sito.
In secondo luogo c’è la questione Facebook. Tutto dipende da quante informazioni inserite sul social e da come lo utilizzate. La compagnia però è al centro di una vera e propria tempesta mediatica proprio per le pratiche poco trasparenti sul trattamento dei dati, di conseguenza attenti a quello che condividete e buona idea sarebbe anche quella di utilizzare nickname e nomi di fantasia.
Quello che bisogna accettare è che siamo oramai prodotti, i nostri dati permettono alle aziende di produrre e venderci quello che più è adatto a noi, se vogliamo fare parte del mondo del web, o passiamo a Tor e navighiamo costantemente schermati, o questa situazione dovrà restare invariata, se non peggiorare. Di sicuro infatti nei prossimi termini di servizio che ci troveremo a accertare, ci saranno clausole capaci di impedire scandali come Cambridge Analytica, semplicemente inserendoli negli elementi da noi accettati.