Quella della AI potrebbe essere una vera e propria piaga per il web come lo conosciamo. I contenuti generati dalle AI stanno già invadendo la rete creando un appiattimento generale, in particolare per quanto riguarda i testi, ma anche per le immagini.
Le immagini AI sono ormai ben riconoscibili a tutti e le diverse piattaforme stanno cercando di arginare questa produzione incontrollata che si va a sommare ai contenuti spazzatura che affollano la rete.
Meta fa il primo passo a e punta a segnalare in modo chiaro i contenuti generati dalle AI, ecco come.
- Standard per il riconoscimento delle immagini AI: Meta sta lavorando con partner dell’industria per sviluppare standard per il riconoscimento delle immagini generate dall’IA. Questi standard si basano sui metadati di ciascun contenuto e utilizzano segnali invisibili ad occhio nudo per distinguere le immagini AI da quelle create da esseri umani.
- Collaborazione con l’industria: L’azienda sta collaborando con altri attori dell’industria per affrontare questa sfida in modo collaborativo. Questa collaborazione potrebbe aiutare a sviluppare soluzioni più efficaci e accettate a livello globale.
- Valutazione delle preferenze degli utenti: Meta sta cercando di comprendere meglio come le persone creano e condividono contenuti generati dall’IA, oltre a valutare quale tipo di trasparenza gli utenti ritengano più importante. Questo approccio potrebbe consentire a Meta di adattare le proprie soluzioni alle esigenze e alle aspettative degli utenti.
- Tecnologie di riconoscimento AI avanzate: L’azienda sta sviluppando anche delle tecnologie avanzate di riconoscimento AI per identificare e distinguere i contenuti generati dall’IA da quelli creati da esseri umani. Tecnologie che si basano su segnali contenuti nei metadati di ciascun contenuto e potrebbero essere estese anche ai video e ai campioni audio.
L’obiettivo, a quanto pare, è quello di limitare il materiale AI, dando priorità alle creazioni umane più originali.
Anche Google dovrebbe muoversi in questo senso, nonostante questo però i contenuti di chatGPT non sembrano ancora particolarmente penalizzati.